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Una mattina di quest’autunno una
maestra della scuola elementare Los Cerritos di Long Beach, in California, ha
detto ai bambini che avrebbe spiegato il concetto di approssimazione mettendolo
in pratica. Un bambino ha alzato subito la mano per chiedere di cosa si
trattava.
La maestra,
Jessica Brimley, non si è limitata a dargli una risposta o a suggerirgli di
cercare nel dizionario, ma ha usato la natura: d’altronde la sua classe non è
al chiuso, ma si trova nell’orto di 4.500 metri quadri della scuola, un metodo
che sempre più insegnanti usano per coinvolgere gli alunni durante le lezioni.
Per fargli
capire cos’è l’approssimazione, Brimley ha preso un righello e ha spiegato come
lo usano i contadini per piantare gli alberi in filari diritti: “Hanno orti
meravigliosi”, ha osservato, “ma dei righelli sporchissimi”.
Brimley ha detto
ai bambini che possono usare le mani o le dita per calcolare la distanza tra le
piantine. Gli alunni si sono messi all’opera, usando il dito per interrare i
semi di carota nella Urban farmyard, la fattoria della scuola.
Gli insegnanti
di Los Cerritos usano la fattoria per insegnare matematica, scienze, storia e
arte
Una volta alla
settimana ogni classe di Los Cerritos gironzola una mezz’oretta tra le file di
piantine per osservare come stanno crescendo. Dianne Swanson, una maestra
dell’asilo, ha aperto l’orto con quattro aiuole nel 2000, cinque anni dopo che
Delaine Eastin, sovrintendente all’istruzione della California, aveva auspicato
che ogni scuola dello stato ne avesse uno. Oggi, secondo
alcune stime, le scuole californiane che hanno un orto sono qualche
migliaio.
L’orto di Los
Cerritos ha 22 aiuole coltivate con più di 35 specie vegetali diverse, un
piccolo frutteto e varie piante autoctone resistenti alla siccità. Premi e
donazioni da parte di privati, per un totale di oltre 40mila dollari, hanno
fatto prosperare la fattoria della scuola, mentre l’associazione di genitori e
insegnanti ha raccolto fondi per assumere Brimley come coordinatrice: tiene
lezioni nell’orto quattro giorni alla settimana.
Gli insegnanti
di Los Cerritos usano la fattoria per insegnare matematica, scienze, storia e
arte – tutte, ovviamente, con grande attenzione all’ambiente.
“Gli alunni
imparano quanto concime serve al terreno, fanno assaggi a campione sulla frutta
e la verdura e trascrivono i risultati su grafici a barre o diagrammi”, dice
Swanson. “Raccolgono anche dati sulla lunghezza dei lombrichi”.
Frequentare la
fattoria della scuola aiuta i bambini a capire concetti come la catena
alimentare, la fotosintesi, l’ecosistema e perfino la storia.
“Ho dedicato
qualche lezione ai nativi americani e ai coloni”, aggiunge Swanson. “Abbiamo
seminato le colture che usavano per tingere. Abbiamo coltivato il grano,
l’abbiamo raccolto e trebbiato. Abbiamo fatto tutto a mano”.
Queste lezioni
pratiche rispettano anche i common core state standard, che puntano
sulle abilità impiegate nel mondo reale. La lezione sull’approssimazione, per
esempio, risponde ai requisiti per l’insegnamento della matematica, secondo cui
fin dal primo anno gli alunni devono imparare il concetto di misura e
sviluppare il modo di rappresentare e interpretare i dati.
Molte scuole che
non possono permettersi l’orto ne coltivano uno dentro a una carriola che
spostano al sole ogni giorno
Le ore trascorse
nella fattoria sono una delle attività preferite di Audrina Sanchez, prima
elementare, perché rappresentano un’esperienza sensoriale innovativa, a
contatto con l’ambiente: “Mi piace imparare la matematica all’aperto, perché ci
sono suoni e rumori nuovi”, ha detto.
Secondo Carol
Hillhouse, direttrice del programma di orticoltura scolastica all’università
della California, ai ragazzi fa bene studiare in un ambiente che coinvolge la
testa e i sensi. In particolare per i bambini che hanno difficoltà a
concentrarsi in classe perché soffrono del disturbo di deficit di attenzione o
iperattività.
“Potresti essere
nell’orto per una lezione di matematica, e intorno a te ci sono gli odori e i
suoni”, dice Hillhouse. “E c’è un bambino che chiacchiera con quello a fianco.
Possiamo imparare molte cose in quella lezione”.
L’orto delle
elementari di Los Cerritos serve anche a tutta la comunità. La scuola divide il
raccolto con le famiglie povere e con una comunità all’interno di un programma
agricolo. Studenti e insegnanti assaggiano frutta e verdura mentre lavorano, e
a volte cucinano o preparano dei frullati. Sono attività che attivano le
competenze matematiche dei bambini e li avvicina, a volte per la prima volta,
al cibo sano.
Judy Culbertson,
direttrice esecutiva della California foundation for agriculture in the
classroom, racconta che alcuni pedagogisti hanno sollevato dei dubbi sugli orti
scolastici.
La fondazione
fornisce agli insegnanti pubblicazioni, guide e altre risorse gratuite per
sviluppare lezioni che ruotano intornano all’agricoltura. Ma nonostante questi
materiali, non tutte le scuole riescono a promuovere un corso di studi dedicato
all’orto.
“Abbiamo scuole
che non hanno spazio per un orto”, dice Culbertson. “Molte ne coltivano uno
dentro a una carriola che spostano al sole ogni giorno. Sono idee creative che
sosteniamo, perché aiutano gli studenti a capire da dove nasce il cibo”.
Inoltre per fare
un orto bisogna assumere personale docente che tenga lezioni di agricoltura, e
questo può avere costi proibitivi per le scuole.
L’orto ha
bisogno di risorse e personale, come una biblioteca
Molte non hanno
i soldi per assumere una coordinatrice a tempo pieno come Brimley. Secondo
quanto risulta da un’indagine del 2014 promossa da Life lab, un’organizzazione
che incentiva l’educazione basata sull’agricoltura, la maggior parte delle scuole
californiane riceve per l’orto meno di 2.500 dollari.
Il sondaggio è
stato effettuato su 558 scuole ed è risultato che il 20,2 per cento ha un fondo
per l’orto di 500 dollari, il 10,5 per cento tra 500 e mille dollari, l’11,1
per cento tra i mille e i 2.500 dollari; quasi il 15 per cento non ha alcuna
voce di bilancio a riguardo.
“Gli orti
scolastici sono un ottimo metodo di apprendimento per i bambini, ma non c’è un
adeguato sostegno economico per gli insegnanti e per le strutture”, sostiene
Hillhouse. “L’orto ha bisogno di risorse e personale, come una biblioteca”.
I 476
partecipanti al sondaggio di Life lab che hanno un orto concordano sui benefici
per i bambini: il 29,6 per cento ritiene che il rendimento scolastico sia
migliorato, per il 57,6 è migliorato l’atteggiamento nei confronti della scuola
e per il 63,9 per cento è migliorata la socialità.
Quest’ultimo
dato mostra l’aspetto più romantico dell’orto scolastico. “Le piante crescono e
si sviluppano con i loro tempi. Hanno bisogno di cura e di sicuro questo
rafforza alcuni dei nostri migliori istinti di empatia”, commenta Hillhouse.
“Sono qualità importanti che usiamo tutti i giorni. E non sempre, di questi
tempi, i bambini le ricevono a casa o in altri momenti della loro vita”.
(Traduzione
di Alessandro De Lachenal)
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